La Storia
Scuola di Specializzazione I.E.F.CO.S.T.RE
La nostra Storia
La scuola di specializzazione I.E.F.CO.S.T.RE. (Istituto Europeo di Formazione, Consulenza Sistemica e Terapia Relazionale), Scuola riconosciuta dal MURST con D.M. del 23/7/2001, pubblicato sulla G.U. del 4/10/2001, nasce sulla base di una lunga tradizione di esperienze formative portate avanti nelle "tre" regioni coinvolte (Sardegna, Marche, Sicilia), da didatti della I.E.F.CO.S., sede romana del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale, Scuola già riconosciuta dal MURST con D.M. del 29 settembre 1994 (Gazz. Uff. del 20 ottobre 1994). LA STORIA Fin dall'inizio degli anni '80 (per l'esattezza nel marzo 1981) veniva avviato a Cagliari un corso di formazione per terapeuti familiari che aveva, fin da allora, una articolazione del programma formativo (insegnamenti teorici, pratica clinica guidata, tirocini), una durata complessiva (4 anni), un monte ore (400 ore annue) molto simili a quelle successivamente indicate dalla Commissione Ministeriale per il riconoscimento delle scuole. L'esperienza formativa cagliaritana è nata e si è sviluppata attraverso un rapporto di collaborazione con l'Amministrazione Provinciale, che ha garantito un supporto organizzativo e logistico. Nel corso degli anni essa è andata positivamente ampliandosi, per l'interesse suscitato tra i professionisti del settore (psichiatri e psicologi) e per il sostegno degli amministratori, sensibili all'esigenza di promuovere progetti di formazione e riqualificazione degli operatori dei servizi (per un'esposizione più dettagliata dell'esperienza condotta a Cagliari, vedi l'introduzione al volume di L. Onnis e W. Galluzzo: "La terapia relazionale e i suoi contesti", NIS. Roma; 1994). Qualche anno dopo un polo formativo nasceva anche a Sassari, con la collaborazione della locale Unità Sanitaria e con un programma didattico avente caratteristiche corrispondenti a quelle di Cagliari. Parallelamente a queste esperienze formative condotte in Sardegna, analoghe attività didattiche venivano avviate nelle Marche e in particolare ad Ancona e Falconara, dapprima (inizio anni '80) con il supporto organizzativo dell'Amministrazione Provinciale e poi dell'Unità Sanitaria Locale. Anche in queste sedi si assisteva ad un rapido incremento della domanda formativa, in particolare da parte degli operatori dei servizi pubblici. Più recentemente i corsi di formazione si sono attivati in Sicilia, a Trapani, dove l'Azienda Sanitaria Locale è interessata a promuovere programmi formativi qualificati per gli operatori. In tutto questo lungo arco di tempo (quasi vent'anni), le esperienze di formazione indicate, sono andate incontro ad un incoraggiante sviluppo, hanno promosso una espansione delle richieste formative, si sono caratterizzate per un costante collegamento con gli Enti Locali e hanno contribuito ad un miglioramento delle competenze professionali di operatori attivi nei servizi pubblici. Proprio l'incremento della domanda formativa e l'interesse crescente con cui operatori e amministratori guardano a processi qualificati di formazione psicoterapeutica, specialmente in Regioni tradizionalmente svantaggiate sotto il profilo delle opportunità formative, hanno gradualmente fatto nascere l'esigenza della costituzione di una Scuola autonoma come referente di queste realtà. È per tali motivi e per tali esigenze che si è costituita la I.E.F.CO.S.T.RE, come scuola indipendente, che è stata riconosciuto dal MURST con D.M. del 23 luglio 2001, pubblicato sulla Gazz. Uff. del 4 ottobre 2001.
Il ricordo di Luigi Onnis
Con immenso dolore, il 24 dicembre 2015 l’Istituto annuncia la scomparsa del suo maestro fondatore Prof. Luigi Onnis, Personalità illustrissima, intellettuale e scienziato di levatura internazionale, Professore Associato di Psichiatria all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, co-Fondatore, Direttore Didattico ed anima inesauribile di IEFCOSTRE e di IEFCOS, Presidente Onorario di EFTA.I colleghi, docenti, allievi ed ex allievi, i moltissimi pazienti, seguiti in tantissimi anni, che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di ipotizzare con lui gli infiniti possibili dell’esperienza umana hanno di certo apprezzato, sempre, le altissime capacità scientifiche e cliniche, la profonda sensibilità, instancabilmente a disposizione dell’altro, oltre il prevedibile, offerta all’imprevedibile che solo la passione sa rendere reale. Studioso dell’animo amano e delle sue relazioni Luigi Onnis per tutti i colleghi e allievi, Gigi, si avvicinò alla Terapia Familiare nei primi anni ’70, dopo aver vissuto da protagonista la stagione studentesca del ’68, le istanze di cambiamento di un tempo rivoluzionario, che aveva avuto e conservava, la capacità di attualizzare. Partecipò alle occupazioni universitarie di Cagliari e Pisa, portando con sé vitalissimo quello sguardo trasformativo, poi messo a disposizione dei perdenti per antonomasia: i folli, i pazienti psichiatrici, affetti, con i segni sul corpo, di un male psicosomatico profondo. Aveva in quegli anni tra Cagliari, Verona, Trieste, Reggio Emilia, Perugia e Roma nutrito la sua formazione dei fondamentali contributi di Basaglia, Jervis, Terzian e tanti altri che trasformarono la psichiatria in una scienza non manicomiale: partirono dall’antipsichiatria per cercare di riscrivere la psichiatria. In un libro bellissimo del marzo 1980, “Dove va la psichiatria? Pareri a confronto su salute mentale e manicomi in Italia dopo la nuova legge” Feltrinelli. Gigi racconta quel tempo di cui è protagonista, mettendo a confronto, in un dialogo intenso le voci del cambiamento: Basaglia, Cancrini, Jervis, Manuali, Pirella, Piro e Risso. Il libro si apre con Bertolt Brecht, Lode del dubbio: Sono coloro che non riflettono a non dubitare mai. Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio. Non credono ai fatti, credono solo a se stessi. Se occorre, tanto peggio per i fatti. La pazienza che han con se stessi è sconfinata. La sua introduzione così si concludeva: “A questo dibattito, alla consapevolezza dei problemi che sono in gioco, alle soluzioni che ad essi si saprà dare “sul campo”, sono del resto legati i destini della nuova psichiatria italiana. Essa appare, infatti, sospesa, al momento attuale verso una duplicità di direzioni, a vari livelli riproposta; verso modalità capillarizzate e burocratizzate di controllo del territorio o verso forme partecipative di gestione collettiva della salute; verso l’assorbimento di rinnovate ideologie di ricambio o verso la formulazione di ipotesi di scienza nuova; verso la ricaduta nel tecnicismo piatto e massificante, o verso la costruzione di strumenti operativi capaci di essere veicolo di liberazione umana.” È’ in questa direzione, a disposizione della liberazione umana, che in tutta la sua vita, Gigi, ha cercato di portare la psichiatria. Molti anni dopo, siamo nel 1996, nell’introduzione a “Reparto n.6” di Anton Cechov, Gigi sembra riprendere la discussione di “Dove va la psichiatria?”, intitolando la sua prefazione all’opera del drammaturgo russo: “Oltre le mura del silenzio”. Qui affronta la necessità dei nuovi muri da abbattere, mettendo in evidenza l’urgenza della “trasformazione della cultura degli operatori e dei servizi (e quindi della loro prassi) che dovrebbe accompagnarsi ad una trasformazione di quella cultura diffusa, questa volta con radici più profonde e meno razionalizzabili, che permea larga parte dell’opinione corrente a proposito della malattia mentale. La concezione, ancora così condivisa, che la follia sia fenomeno tutto naturale e biologico è senza dubbio il frutto di un pesante condizionamento ideologico, ma collude anche con esigenze, certo più consapevoli, di auto-rassicurarsi frapponendo una distanza tra sé e la follia. Se la follia è un male del cervello essa può non avere contatti con la nostra personale esperienza al di là della pena che ci suscita, ma se la follia è vicenda esistenziale dolorosa e lacerante, essa si avvicina troppo pericolosamente alla nostra “normalità”, alla nostra normalità alienata per non essere percepita come inquietante e angosciosa. I muri da abbattere allora non sono solo quelli dei manicomi, ma anche quelli dei pregiudizi che imprigionano le nostre menti. È soprattutto questa la grande lezione che ci viene dallo splendido racconto di Cechov: come liberare il nostro pensiero e il nostro cuore da quelle “grate proiettate dalla luna che trasformano gli uomini in nere ombre”. Negli anni settanta, Gigi, a Roma animò subito il primo gruppo del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale e contemporaneamente, iniziò un percorso didattico, assistenziale e di ricerca presso l’Istituto di Psichiatria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove molti anni dopo, infinite battaglie e innumerevoli traguardi scientifici, è stato Professore Associato di Psichiatria e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psicoterapia, unica realtà pubblica nella regione Lazio dedicata alle psicoterapie, a Villa Tiburtina, in via Casal de’ Pazzi 16, Roma. La struttura, siamo all’inizio del nuovo millennio, è in questo senso, rispetto alla battaglia per la trasformazione dei servizi dedicati alla salute mentale, uno dei più grandi obiettivi raggiunti da Gigi, il luogo è nella periferia romana, a due passi dal carcere di Rebibbia, in un contesto dove gli “uomini sono nere ombre” dietro le sbarre del carcere e della marginalità del quartiere, qui nasce la UOD di Psicoterapia dell’Università di Roma “ La Sapienza” che Gigi dirigerà fino alla fine del 2014. Sicuramente, i suoi lavori scientifici, di ricerca e clinica, dedicati ai disturbi psicosomatici costituiscono uno dei contesti del disagio psichico dove maggiormente Gigi ha sperimentato cambiamenti nella metodologia clinica e nella ricerca. Tali cambiamenti costituirono e rappresentano tutt’ora una nuova opportunità per la cura e la prevenzione della cronicità. Prima con la ricerca sull’asma infantile, poi con i lavori dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, la ricerca clinica e la Terapia Familiare attraverso Gigi ha assunto un profilo maturo, non più in opposizione alla tradizione analitica o in tensione competitiva con le terapie ad impronta cognitivista. L’ossessione per il rigore metodologico, la capacità di attivare l’integrazione di più saperi dedicati al corpo, non più disgiunto dalla psiche, realizzava da un lato l’integrazione dell’intervento terapeutico complesso, dall’altro calava la Terapia Familiare Sistemica in luoghi assolutamente nuovi, nei quali individuo, relazioni familiari e storie transgenerazionali costituivano l’opportunità per la cura. Il tutto mettendo sempre al primo posto l’ascolto e il dialogo con le famiglie ed i pazienti, sicuro dell’attivazione di risorse originali familiari ed individuali, cruciali nella rivoluzione del cambiamento, fondamentali per restituire sempre all’altro la dignità della sofferenza e la processualità dell’emancipazione da questa. In ciò era luminosa la sua posizione etica e la sconfinata modestia con cui non rinunciava mai a ringraziare gli altri, i malati, i disperati per il dolore del cuore, le famiglie non più anoressiche o bulimiche per le cose importantissime che a lui, e ai suoi gruppi di lavoro, avevano offerto senza riserve nel lavoro psicoterapeutico. È stato co-fondatore di IEFCOS e IEFCOSTRE, suo Direttore scientifico fin dalla fondazione, co-fondatore e animatore anche dell’European Family Therapy Association EFTA, in cui ha speso straordinari sforzi, convinto dell’imprescindibilità di una cornice europea di confronto e di scambio nella Terapia Familiare e Sistemica. Fondatore della Rivista Psicobiettivo edita da Franco Angeli, aveva per quest’ultima un affetto particolare. La rivista dal primo numero ha, infatti, realizzato quella possibilità a cui Gigi non rinunciava mai, la possibilità del dialogo scientifico mettendo non solo a confronto i linguaggi teorici prevalenti, sistemico, cognitivista e analitico; ma grazie alla direzione di Gigi, tali linguaggi della cura e della ricerca sono stati a disposizione l’uno dell’altro. In ogni numero questa attenzione era sempre primaria, come la direzione originaria della psichiatria e della psicoterapia. In ogni numero, fondamentale l’attenzione alle psicoterapie, piuttosto che agli interessi e alla necessità celebrativa e di visibilità delle scuole. Uno spazio speciale è stato sicuramente quello che Gigi dedicò all’esperienza complessa e poliedrica della IEFCOSTRE. Così scrive nell’introduzione de “La terapia relazionale e i suoi contesti” NIS,: “Quando, nella primavera del 1981, un gruppo di operatori dei servizi territoriali mi propose di tenere a Cagliari un corso di formazione in terapia relazionale, con l’appoggio organizzativo dell’Amministrazione provinciale, la mia reazione emotiva fu di adesione immediata. La possibilità di un impegno di lavoro in Sardegna, che mi desse l’opportunità di investirvi competenze ed esperienze acquisite altrove, si saldava, infatti, con quei legami affettivi che così profondamente si mantengono in ciascuno di noi, che di questa terra siamo figli, resistendo al tempo, alla distanza, a processi di integrazione pur compiutamente avvenuti…l’esperienza formativa cagliaritana aveva così avuto inizio.” Co-fondatore dell’Istituto, fin dall'inizio degli anni '80, avviava a Cagliari un corso di formazione per terapeuti familiari che aveva già un’articolazione del programma formativo e una durata complessiva di 4 anni, con un monte ore molto simile a quello successivamente indicato dalla Commissione Ministeriale per il riconoscimento delle scuole. Cagliari in questo senso è un’esperienza formativa innovativa che mette insieme dimensione sociale, con la collaborazione virtuosa con l’amministrazione provinciale di Cagliari, metodologie didattiche pionieristiche all’epoca e tutt’ora originali e innovative, come per esempio la co-conduzione dei gruppi di training da parte di più didatti, un’area clinica che proponeva la terapia sistemico-relazionale, capace di raccogliere le proposte epistemologiche e metodologiche più stimolanti nel panorama mondiale. È in questo fertilissimo contesto e integrazione di livelli che in quegli anni nasce, inoltre, l’esperienza del “Numero Blu”, servizio avviato dall’Amministrazione provinciale di Cagliari per la prevenzione e l’assistenza del maltrattamento ai minori, che ha il merito di essere il primo servizio italiano totalmente pubblico, con un’articolazione di strutture, di personale e di programmi. Gigi e i suoi collaboratori fanno in pochi anni della IEFCOSTRE di Cagliari un punto di riferimento riconosciuto in ambito europeo e per questo spesso sede di convegni e congressi con i più rappresentativi e accreditati neuroscienziati e psicoterapeuti, basti in tal senso ricordare il memorabile convegno tenutosi a Cagliari, curato da Gigi con Daniel Stern, figura di primo piano nel campo della psicologia dello sviluppo e della psicoterapia e Vittorio Gallese membro tra i più brillanti del gruppo di neuroscienziati coordinato da Rizzolatti, dell’Università degli Studi di Parma. Sulla scia dell’esperienza cagliaritana sempre negli anni ottanta, grazie all’opera di Walther Galluzzo, già a Cagliari con Gigi, nasce un polo formativo anche a Sassari, con la collaborazione della locale Unità Sanitaria Locale e con un programma didattico avente caratteristiche corrispondenti a quelle di Cagliari. Parallelamente a queste esperienze formative condotte in Sardegna, analoghe attività didattiche venivano incoraggiate ed avviate nelle Marche e in particolare ad Ancona e Falconara, dapprima (inizio anni '80) con il supporto organizzativo dell'Amministrazione Provinciale e poi dell'Unità Sanitaria Locale. Più recentemente corsi di formazione si sono attivati in Sicilia, a Trapani e poi ad Alcamo. In tutto questo lungo arco di tempo, le esperienze di formazione indicate, sono andate incontro ad un incoraggiante sviluppo, hanno promosso una espansione delle richieste formative, si sono caratterizzate per un costante collegamento con gli Enti Locali e hanno contribuito ad un miglioramento delle competenze professionali di operatori attivi nei servizi pubblici e privati. È’ per tali motivi e per tali esigenze che Gigi si è adoperato instancabilmente per costituire la I.E.F.CO.S.T.RE, come associazione indipendente, che è stata riconosciuto dal MURST con D.M. del 23 luglio 2001, pubblicato sulla Gazz. Uff. del 4 ottobre 2001. La sua ultima presenza pubblica è stata in occasione del workshop: ‘L’importanza dell’empatia nella relazione terapeutica‘, organizzato da IEFCOSTRE, IEFCoS e Dedalus tenutosi a Roma l’1 e 2 ottobre 2015, presso la Sala Convegni C.N.R., assieme a Carlos Sluzki, Elida Romano, Edith Goldbetter, Marco Vannotti e Juan Luis Linares, scrive ancora Coletti: Gigi ha ‘danzato’ sul tema con un intervento di eccezionale forza e chiarezza. Quello che segue è uno stralcio del suo ultimo editoriale nel numero 2/2015 di Psicobiettivo dedicato appunto all’empatia e la relazione terapeutica: “Il concetto di empatia è oggi al centro di discussioni e di riflessioni interdisciplinari, per vari motivi. Un primo motivo è legato alle importanti scoperte che emergono sia dalla psicologia dello sviluppo che dalle neuroscienze, che evidenziano come lo scambio emozionale e empatico è elemento fondante delle relazioni interpersonali significative. Un secondo motivo è legato all’interesse per i fattori che favoriscono il cambiamento nel processo terapeutico, perché appare sempre più evidente che, al di là della correttezza delle tecniche utilizzate, un fattore aspecifico spesso decisivo è rappresentato proprio dal canale empatico che si stabilisce tra terapeuta e paziente e che fa della stessa relazione terapeutica un elemento essenziale di trasformazione.” Grazie per tutto questo caro Gigi, per i libri che dovremo ancora rileggere, per il patrimonio scientifico e culturale, per le realtà dedicate alla formazione, alla ricerca, alla clinica, alla divulgazione delle idee, e per le infinite occasioni ed esperienze dedicate ad ognuno di noi.
Il ricordo di Walther Galluzzo
E… nel 2019 l’Istituto si trova a dover salutare per l’ultima volta anche Walther Galluzzo il collaboratore più stretto di Gigi Onnis, e suo intimo amico. Anche lui inestimabile maestro che ci ha insegnato che la Mente ha un cuore e da lui continuiamo ad imparare perché la mente è relazione... così anche Walther esattamente come la mente, è immanente ed immortale. Maria la sua dolcissima e amatissima moglie racconta che in uno dei suoi rientri a Cagliari per la didattica disse agli allievi: “io se non dovessi più fare la didattica verrei comunque qui a succhiarvi la vita!” Maria è stata con lui protagonista delle vitali lezioni di vita che la sua Mente ci ha donato.... ci ha fatto danzare tra i nostri gruppi e con le famiglie al ritmo del suo Cuore; come il ritmo etnico della calda Sardegna ancora avvolge Maria così come Walther ha avvolto tutti noi. La vita di Walther rivoluzionaria lo è stata sicuramente! Nell’opposizione al contesto storico culturale della sua amata terra, nell’azione politica militante a Roma negli anni ’70, nelle scelte legate alla sua formazione come medico dalla parte degli ultimi e poi come psichiatra e psicoterapeuta, come formatore di molte generazioni di operatori dedicati alla salute mentale a Roma e in Sardegna, come ricercatore e come clinico. Minuchin racconta in Families of the Slums (1968) le storie degli ultimi, anche per Walther essere psichiatra e psicoterapeuta implicava il confronto con il dolore degli emarginati e dei diseredati, con le storie di persone e famiglie travolte dalla sofferenza per la psicosi, costrette nello stigma sociale, all’emarginazione e alla cronicità. La dimensione rivoluzionaria di Walther Galluzzo riguarderà il lavoro nei servizi pubblici, il lavoro come formatore, il lavoro come psichiatra e psicoterapeuta, il lavoro nella più alta accezione marxista di “manifestazione di libertà…secondo le leggi della bellezza” (K. Marx, 1844). Walther si laurea in medicina e chirurgia con il massimo dei voti, giovanissimo, non ancora venticinquenne, poi la psichiatria, gli studi e la specializzazione in sessuologia e l’incontro contestuale con l’orientamento sistemico-relazionale all’università “La Sapienza” di Roma e nell’Istituto Europeo di Formazione e Consulenza Sistemica (I.E.F.Co.S), da poco fondato da Luigi Cancrini, Maurizio Coletti e Luigi Onnis, come sede romana del Centro Studi di Terapia Familiare. Della IEFCOS e del Centro Studi Walther diventa e rimane una delle anime creative e costruttivamente critiche, sempre curioso verso l’ascolto dei nuovi linguaggi e capace di arricchire il profilo dell’istituto con i suoi studi dedicati alle “nuove vie dell’ipnosi” nel lavoro di Milton Erickson e al lavoro con i gruppi ispirato al contributo di Moreno. Insieme a Luigi Onnis, amico fraterno ancor prima di essere psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale, partecipa, già nei primi anni ’80 all’esperienza cagliaritana che in parte illustrano nel libro preziosissimo “La terapia relazionale e i suoi contesti” che Cancrini così presenta: “L’esperienza realizzata presso la Provincia di Cagliari: silenziosamente e controcorrente, in una società civile caratterizzata dal proliferare caotico dei servizi, degli operatori privi di formazione specifica che sono costretti ogni giorno con le angosce dirompenti dei pazienti psicotici, con i giochi perversi dei tossicomani o con il dramma dei bambini offesi dalla violenza e dall’incuria degli adulti. Esposti ad una specie di Chernobyl della sofferenza. Acrobati senza rete perché nessuno si occupa, se non lo fanno loro stessi, di propria iniziativa e con denaro sottratto a stipendi sempre assai modesti, del loro bisogno di aiuto in forma di aggiornamento e di supervisione. Proporre loro, come qui si è fatto, uno spazio protetto di formazione offerto in orario di servizio costituisce infatti una risposta che è non solo intelligente ma anche rivoluzionaria”. Dopo la conclusione di questa esperienza pubblica, attorno a Walther e Gigi si è ormai costituito un gruppo significativo di operatori che permetterà a metà degli anni novanta di realizzare a Cagliari e subito dopo a Sassari la nascita della IEFCOSTRE, presente anche nella regione Marche e in Sicilia. Istituto che riprende in parte l’esperienza romana della IEFCOS affermando originalità e metodologie della formazione, della ricerca e della clinica di assoluto rilievo, nazionale e internazionale. Insieme realizzano eccezionali eventi formativi e divulgativi trasformando le sedi sarde in luoghi d’incontro per i più rappresentativi psicoterapeuti, ricercatori e neuro scienziati, emblematico in questo senso il convegno del 2011 con Daniel Stern e Vittorio Gallese che esiterà anche in un libro a cura di Luigi Onnis (2015). In particolare la sede di Sassari, fortemente voluta da Walther si caratterizzerà e conserva tutt’ora aspetti unici e peculiari affermando le istanze che erano già state care al progetto originario cagliaritano: l’istituto si collega in un’integrazione dinamica con i servizi pubblici della ASL, oggi ATS Sardegna, opererà e realizzerà i training all’interno del SERD, offrendo agli operatori opportunità di formazione gratuita e strutturata, realizzerà e realizza ancora oggi piani di supervisione clinica che con continuità si rinnovano, permetterà l’accesso gratuito alla psicoterapia ad un cospicuo numero di famiglie, coppie ed individui; affermando la possibilità di un progetto culturale e politico. Nelle giornate senza fine di Walther non di meno il lavoro nel suo Servizio di Salute Mentale di frontiera, a Ostia oltre a seguire, come molti altri colleghi centinaia di utenti, progetta e realizza seguendo un approccio sistemico alla terapia di gruppo, un intervento dedicato a pazienti con psicosi e gravi disturbi di personalità. Così illustrava l’inizio della sua esperienza in un noto articolo del 2007: “inizialmente l’idea di costituire il lavoro di gruppo nasce da uno stato di necessità e cioè dal bisogno di trattare pazienti difficili, con una scarsa compliance ai trattamenti terapeutici e riabilitativi caratterizzata da discontinuità e notevole isolamento sociale. …circa venti anni fa il centro di salute mentale con pochi mezzi e con molta utenza assomigliava agli ospedali militari del dopoguerra. I numerosi pazienti trattati prevalentemente con farmaci e “reduci” dalle pionieristiche psicoterapie, quotidianamente testimoniavano, con le loro famiglie, i fallimenti terapeutici. Le relazioni tendevano alla cronicizzazione, le spinte evolutive si andavano appiattendo e gli operatori si trovavano in condizioni di difficoltà emotiva che portavano ad organizzare il pensiero in paradigmi prevalentemente biologici e non evolutivi. Le famiglie poi chiedevano di essere supportate e sostenute non trovando spazio nelle mensili visite psichiatriche finalizzate alla somministrazione di farmaci depot che costituivano il rimedio prevalente alla scarsa compliance dei pazienti rispetto al trattamento”. Walther era poi fierissimo di una iniziativa editoriale che con i partecipanti ai gruppi prima e successivamente anche con altri utenti del servizio aveva promosso e realizzato: un giornale “il detto matto” e un sito web: contro lo stigma, l’emarginazione, l’esclusione, la solitudine, la paura collettiva della malattia mentale. Gli rimane poi il tempo per essere il referente storico della sezione esperienze di Psicobiettivo, rivista fondata da Luigi Onnis e partecipando alla vita delle associazioni sarà a lungo nel direttivo della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale. Solo una carica non avrebbe voluto assumere, la direzione della IEFCOSTRE dopo la morte di Luigi Onnis, dolorosissima per lui e per tutti noi.
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